Considerare un’ipotesi di futuro vivibile, adesso, in questo momento, è o non è un compito gravoso? Ed eccola qui, la finaccia piagnona, ecco quell’imbarazzante “problema dell’autocommiserazione” che Joan Didion si appuntava pochi giorni dopo la perdita del marito John, e che è anche preludio a quel vittimismo disfunzionale e lamentoso che fa la fortuna di tanta narrazione odierna. È un’insidia costante, una ragionevole tentazione. Ma davvero: come provare anche solo a desiderarlo, il tempo a venire, se ho il sospetto che per me il meglio sia già venuto?
Serie 6, post #5. Il primo giorno del resto della mia vita
Tra un paio di settimane farò la TAC di controllo e poi a settembre sarà il mio compleanno. Compio 44 anni e, per il momento, non so che farmene della vita davanti, quella che m’avanza. Nel suo libro “L’anno del pensiero magico”, Joan Didion individuava il primo giorno del resto della sua vita nell’atto di pulire il suo studio dopo la morte del marito John. Mi è venuto da pensare al primo giorno del resto della mia vita. Quale potrebbe essere?
Kintsugi Project. Storie di donne-albero. Silvia
La diagnosi di cancro al seno ha raggiunto Silvia alla fine di un anno faticoso, il 17 dicembre 2024. Lei era impegnata in altri progetti, per esempio quello di portare a termine gli studi universitari iniziati e lasciati in sospeso tanto tempo fa. Era stremata, Silvia, il giorno in cui le hanno detto che no, quello che già da un po’ di tempo le induriva il seno destro non era una mastite.
Serie 6, post #4. L’imbarazzo del superstite
Dopo l’incontro a Milano con Petrosjan, che mi ha illustrato il suo piano di difesa, e dopo la mia visita a Simone, che sta al cimitero, ho una specie di preoccupato imbarazzo su questo concetto dell’andare avanti che in molti si prodigano a ripetermi. Me lo sento pesare come un mandato: ho questo incarico di vivere un altro po’, curarmi, fare cose, lavorare, stare nel traffico, badare al gatto.
Serie 6, post #3. Il Nuovo Mondo (e lo spreco)
Stare nel flusso della vita, a centodiciannove giorni dall’inizio delle nuove chemioterapie e a ventiquattro dalla morte di Simone. Un forte senso di spreco mi accompagna in tutte le attività di questo mio nuovo tempo, in questo Nuovo Mondo che scolora e smargina, senza un Simone Volpini che lo abita e sa vivere.
Serie 6, post #2. Perdere la testa (o “La vera storia della rana bollita”)
La storiella della rana bollita è quel che rimane di un antico esperimento scientifico controverso, in seguito al quale è fiorita tutta una letteratura della “resilienza”, parola che negli ultimi anni ha goduto di una simpatia diffusa. È ora di cambiare narrazione. Lo faccio adesso, a centododici giorni dall’inizio delle nuove chemioterapie e diciassette dalla morte di Simone.
Serie 6, post #1. Diario clinico della mia pazzia
Simone non esiste più e a me invece tocca campare e fare le chemioterapie. Qui inizia il diario clinico della mia prima settimana con Simone che non esiste più. Fatto, questo, che scompagina le cose tutte quante: il cancro che mi abita, la chemio che mi sfianca, e la spaventosa possibilità di restare viva.
Serie 5, post #17. Navigare a vista (dopo Simone)
Venerdì 13 giugno, mentre Simone mio caro spirava tra l’ambulanza e l’ospedale, io ero a colloquio con il mio Gran Maestro russo, il senologo milanese che da due anni gioca a scacchi con la Morte intabarrata che mi balla intorno (e prende gli altri). «Annalisa, – mi ha detto, – qui adesso navighiamo a vista».
Serie 5, post #16. Dentro lo sbilico
In riferimento al suo ultimo libro “Lo sbilico”, Alcide Pierantozzi afferma: “Lo psichiatra mi dice sempre che il corpo umano ha due modi per impazzire: o quello cellulare o quello psichico”. Sorrido. La mia personale biologia li sta saggiando entrambi, insieme, per avere più opportunità di riuscita.
Serie 5, post #15. Ho dato le DAT in data odierna
È la terza volta, quest’anno, che entro nell’Ufficio di Stato Civile del mio comune. Le prime due sono state per le firme della separazione con Simone. «Ci rivediamo», mi dice l’Ufficiale dello Stato Civile. Sì, dico, quest’anno solo cose allegre. Sorride. Dunque siamo qui oggi, giovedì 29 maggio 2025, per depositare le mie DAT.