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Serie 4

Serie 4, post #1. A colloquio con il Gran Maestro

Sabato 25 maggio 2024: visita di controllo senologica, dopo otto mesi dall’intervento di mastectomia. Il mio senologo è un luminare milanese. Così si dice sempre, “è un luminare”, ma a me piace vederlo più come un Gran Maestro nei tornei di scacchi con i tumori del seno. Ha un’espressione del viso imperturbabile e concentrata come quella di un Gran Maestro russo, lui, il mio tettologo consumato, il mio Boleslavs’kyj de’ Navigli.

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Serie 4

Kintsugi Project, dopo. Il nuovo progetto fotografico con Barbara Di Cretico

Ieri Barbara mi ha portato in un posto che non conoscevo, in riva a un fiume. Mi ha fatto vestire di bianco, mi ha lanciato un paio dei suoi amorevoli insulti per il fatto che mi sono presentata con le unghie smaltate di fucsia, e poi ha iniziato a scattare qualche foto. Sono le prime foto per la nuova parte del Kintsugi Project, quella che racconta il corpo dopo la mastectomia: una cicatrice deve starci.

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Serie 3, post #19. La fine della chemio (è anche una canzone)

Venerdì 17 maggio 2024: ultimo giorno di terapie. “La fine della chemio” è anche il titolo di una canzone dei Sick Tamburo. È stata scritta nel 2018 da Gian Maria Accusani per Elisabetta Imelio, la bassista fondatrice dei Prozac+ (1998: io facevo il liceo classico, occupavo senza capire bene cosa e perché, in tanti cantavamo insieme a Eva Poles “Mi sento scossa, agitata ah, agitata ah, un po’ nervosa ah, uoh uoh…”). Elisabetta è morta nel 2020 di cancro al seno. Era una donna-albero.

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Serie 3, post #18. A letto con una donna operata al seno. Piccola guida per principianti

L’Ars Amatoria, con una donna operata al seno, va aggiornata. Un seno ricostruito non sente nulla: il caldo, il freddo, un dito, una mano, una bocca, un ago, un coltello, l’attenzione, la cura, la foga. Ciò riguarda anche il mirabile e sospirato capezzolo. Non perdeteci tempo e dedicatevi piuttosto all’altro seno, se sano – altrimenti, su, non perdetevi d’animo, rimane pur sempre tutta un’ampia e complessa geografia da percorrere, sedurre e colonizzare.

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Serie 3, post #17. Si va in finale

Ultimo ciclo di capecitabina. Lo inizierò domani e lo finirò venerdì 17 maggio. Poi basta: terapie terminate. Visite di controllo ed esami diagnostici, quelli saranno per sempre frequenti e regolari. Ma le granate chemioterapiche, tutte quante – quelle in vena, quelle in bocca, e pure la radioterapia, tutte le terapie che mi hanno cambiato l’aspetto, la vita e un po’ pure la mia essenza – stanno per finire. È possibile che sabato 18 mi venga voglia di festeggiare la fine di un anno di cure.

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Serie 3, post #16. Allo scrittoio: carte scoperte

Sono passati 14 mesi dalla diagnosi di cancro. Ho raccontato tutto: tutto ciò che riguarda l’esperienza della malattia, delle cure, della quotidianità di un paziente oncologico in terapia. Non ho raccontato ‘tutto’. Di malattie, ne ho avute due. Ma ne ho raccontata una soltanto, quella da eroina. Perché raccontare la storia del cancro era più facile, più comodo, più conveniente. Adesso, inizio a guarire da entrambe, con tempi diversi. La primavera con fatica è iniziata, l’estate è vicina, le giornate si allungano, c’è sempre più luce: è quasi ora di cambiare storia.

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Serie 3, post #15. La casa di nonna, senza nonna

Nonna è morta di sabato mattina presto. Per stanchezza di cuore. Aveva 85 anni, il corpo stremato, la mente appena meno vigile di sempre. «Buongiorno nonnina, come stai?» le chiedevo quando passavo a casa dei miei genitori a salutarla. «Io sto bene, – mi ha risposto lei fino alla settimana scorsa, – come stai tu piuttosto?». Mi vedeva arrivare col fiato corto, sfiancata dalle scale e dalla capecitabina. Sono al quinto ciclo, non manca molto alla fine della terapia.

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Serie 3, post #14. Molto rumore per un capello

Quando ho iniziato a perdere i capelli per la chemioterapia, era una sera di inizio maggio, l’anno scorso. Avevo cominciato a spargere capelli in giro già dal mattino: sul bancone di una farmacia, mentre ritiravo integratori e medicine.
Adesso sono nei guai. Tribolo.
I miei capelli, oggi, sono lunghi cinque, forse sei centimetri. Sono rinati ricci, indisciplinati, sovversivi, e più scuri.